domenica, giugno 24, 2007

Pupkin Kabarett

PUPKIN KABARETT nasce da una esperienza e da un progetto di “nicchia”-off si sarebbe detto una volta- cresciuto al Teatro Miela di Trieste. E' nel febbraio del 2001, infatti, su idea di Alessandro Mizzi e Stefano Dongetti, che prende il via la prima stagione della SALA PUPKIN: uno spazio alternativo alle proposte teatrali cittadine, una via di mezzo tra il laboratorio teatrale, il localino di cabaret e altro ancora.

Il pubblico recepisce presto lo spirito nuovo e insolito della proposta e comincia a riempire la sala ogni lunedì sera. Per quasi tre anni, ogni settimana, la Sala Pupkin è l'unico luogo in città dove assistere nella stessa serata a concerti, reading, performance d'attori o danzatori, fino a tarda notte. L'ambiente particolare del Teatro Miela, e anche il suo bar, fanno il resto.

Le “ospitate” vedono succedersi sul piccolo palco della saletta Giorgio Ganzerli, Bebo Storti, Antonio Cornacchione e tanti altri. Dall'esperienza nel “ridotto” del Miela si forma progressivamente un gruppo stabile di attori e musicisti. Ad A.Mizzi e S.Dongetti si affiancano Massimo Sangermano e Laura Bussani; al duo piano-sax di Riccardo Morpurgo e Piero Purini si unisce la batteria di Luca Colussi e nasce la “Niente Band”.

Anche il carattere multimediale delle serate viene confermato dalle surreali introduzioni in video del “Trio Lamentela”. Con sorpresa degli stessi organizzatori, l'ottantina di posti disponibili nella saletta cominciano a farsi stretti e per tre stagioni, alla Sala Pupkin si alternano nello stesso spirito giovani esordienti e performers affermati, sempre di fronte a un pubblico attento, curioso e “accalcato”. Ma è nell'ultime due stagioni che ha preso progressivamente forma il PUPKIN KABARETT, se così si può dire di uno spettacolo che non ha mai perso un mood scanzonato e informale. Alla Niente Band, spina dorsale musicale delle serate, si sono aggiunti il bassista Andrea Lombardini e il fisarmonicista Stefano Bembi (abbiamo ceduto a Paolo Rossi il cartellino del fisarmonicista per un suo spettacolo). Il Trio Lamentela continua ad aprire le serate con i suoi bislacchi commenti in video attendendo “dalla platea”. Laura Bussani passa via via dai panni della presentatrice polacca Agata a quelli della anziana disagiata Armida e di altri personaggi, disegnando una galleria di “tipi” femminili contemporanei. Janko Petrovec è lo stralunato e pungente professore di sloveno, che si ostina a voler erudire il pubblico infilando una assurdità dopo l'altra. Stefano Dongetti e Alessandro Mizzi tentano di tenere le fila del nostrano tingeltangel, in assurdi duetti e in strampalati monologhi che vanno dalla satira politica a quella di costume (le poesie dialettali di Mizzi sono ormai cult). Lo svogliato servo di scena Nazareno Bassi compie ogni tanto le sue “acide” incursioni in scena, tra parodie virate in teatro dell'assurdo, mentre Massimo Sangermano continua a svelare il lato demenziale del quotidiano con improbabili rassegne stampa e frenetici assoli. Spettacolo eternamente in progress e al limite, il calderone Pupkin Kabarett esporta ogni tanto qualche sua “porzione” anche fuori dal Teatro Miela di Trieste. Ecco le nostre credenziali: - ci vantiamo di portare in scena tra i trenta e i quaranta spettacoli diversi all'anno, uno alla settimana, - in televisione non ci prenderebbero, - ospiti alla serata in onore di Paolo Rossi a Monfalcone, siamo riusciti a farlo ridere e a farci fare dei complimenti senza far uso della forza, - In una serata preNatale siamo riusciti a far suonare Jingle Bells a Vinicio Capossela, sul palco, noi con dei bengala accesi - Stefano Dongetti è stato col suo spettacolino tre o quattro volte al Teatro della Cooperativa a Milano-Niguarda, senza venire mai ricoverato nel vicino ospedale, - siamo tra i pochi comici odierni che non ridono prima del pubblico alle loro battute, -nessuno spettatore si è mai sentito male durante un nostro spettacolo, ma una donna ha partorito subito dopo una serata e la colpa era di uno di noi (ma attribuibile a qualche mese prima) - ci conoscono anche alla Sagra delle Razze a Staranzano, andate a chiedere - siamo economici - Claudio Magris è da più di un anno che dice che viene a sentire le poesie di Mizzi e non è ancora mai venuto. Paolo Rossi è stato nostro ospite al Teatro Sloveno. Nel caso, preferiamo teatri col bar.


http://www.fluido.tv

lunedì, giugno 11, 2007

Hideo Kanze, leggenda del Teatro NO

TEATRO: E' MORTO HIDEO KANZE, LEGGENDA DEL TEATRO NO

HA LAVORATO MOLTO IN EUROPA, AVEVA 79 ANNI

Tokyo, 11 giu. - (Adnkronos) - L'attore giapponese Hideo Kanze, leggenda del Teatro No (detto anche Nogaku), e' morto a Tokyo all'eta' di 79 anni in seguito ad un tumore. Figlio di Tetsunojo Kanze VII, uno dei piu' grandi maestri del No, apparteneva ad una famiglia d'arte che ha conservato e tramandato di generazione in generazione gli insegnamenti secolari di questa tradizione teatrale. Hideo Kanze ha cominciato a praticare il No all'eta' di 3 anni, con il padre e il nonno; a quattro era con loro in scena. Ha studiato all'universita' nazionale di Tokyo, poi alla scuola Kita; nel 1959 e' stato chiamato a far parte dell'Associazione nazionale del No.

http://www.adnkronos.com/IGN/Spettacolo/?id=1.0.1013719108



Il Nō (能) è una forma di teatro sorta in Giappone nel XIV secolo che presuppone una cultura elevata per essere compreso, a differenza del kabuki che ne rappresenta la sua volgarizzazione. I testi del nō sono costruiti in modo da poter essere interpretati liberamente dallo spettatore, ciò è dovuto in parte alla peculiarità della lingua che presenta numerosi omofoni. È caratterizzato dalla lentezza, da una grazia spartana e dall'uso di maschere caratteristiche.

Si evolse, insieme alla strettamente correlata farsa Kyōgen, da varie forme d'arte popolari ed aristocratiche, tra cui il Dengaku, il Shirabyoshi e il Gagaku. Kan'ami e suo figlio Zeami portarono il Nō alla sua forma presente durante il periodo Muromachi. A sua volta il Nō influenzò successivamente altre forme d'arte teatrali come il Kabuki e il Butoh. Durante la restaurazione Meiji il Nō ed il Kyōgen vennero riconosciuti ufficialmente come due delle tre forme teatrali tradizionali.

Inizialmente faceva parte, insieme al Kyōgen, di una forma drammatica nota come Sarugaku. Mentre il Nō era centrato sulla danza e sul canto il Kyōgen era soprattutto basato sui dialoghi e sull’improvvisazione che seguiva canovacci predeterminati.

A partire dal XVI secolo i due generi si diversificarono. Il Nō veniva recitato da attori in maschera ed era basato su testi scritti. I primi risalgono al XV secolo ma la maggior parte fu composta nel XVI. Il Kyōgen invece continuava a basarsi in gran parte sull’improvvisazione. I personaggi principali di un Nō sono esseri soprannaturali (divinità, spiriti) oppure personaggi storici o leggendari. Anche in questo si differenziava dal Kyōgen i cui protagonisti erano gente comune.

Il primo autore di Nō fu Kan’ami Kiyotsugu (1334-1384). Insieme a suo figlio Zeami Motokiyo (1363-1443) e al nipote Motomasa Jūrō (1394-1431) formano la triade della scuola Kanze. Zeami è forse l’autore più importante di ogni epoca con all’attivo oltre duecento opere, che vengono tuttora messe in scena, e molti scritti sul teatro e sull’esecuzione delle opere.



Va comunque considerato che il Nō è una forma teatrale antica tuttora in vita, caso piuttosto raro, e che anche in tempi moderni ci sono stati autori che hanno scritto per questo genere. Uno fra tutti Yukio Mishima (Kindai nogaku shu, Cinque Nō moderni, 1956).

L'Okina/Kamiuta è una forma di rappresentazione unica che combina la danza con rituali shintoisti. Viene considerata la più antica rappresentazione Nō.

L''Heike monogatari ("Il racconto degli Heike"), un racconto medievale dell'ascesa e della caduta del clan taira, cantata originariamente da monaci ciechi che si accompagnavano con il biwa, è un'importante fonte di materiale per il Nō (e per successive forme teatrali), particolarmente per rappresentazioni di guerrieri. Un'altra fonte importante è il Genji Monogatari, un lavoro dell'XI secolo, definito a volte il primo romanzo del mondo. Gli autori si ispirarono anche a classici del periodo nara e del periodo heian ed a fonti cinesi.

Al giorno d'oggi ci sono in Giappone circa 1500 attori professionisti di Nō e la forma d'arte continua ad esistere. Le cinque scuole esistenti di Nō sono la Kanze (観世), la Hosho (宝生), la Komparu (金春), la Kita (喜多) la Kongo (金剛). Ognuna ha a capo una famiglia conosciuta come Soh-ke e solo il capofamiglia di questa ha il diritto di creare nuove rappresentazioni o modificare quelle esistenti. La società degli attori Nō è ancora abbastanza feudale e protegge strettamente le tradizioni dei propri antenati.

Secondo Zeami (attore e autore di questa forma d'arte nel XIV secolo) tutte le rappresentazioni Nō dovrebbero creare un ideale estetico chiamato Yugen, che significa uno spirito profondo e sottile e di Hana, che significa novità. Il Nō rappresenta davvero la cultura giapponese di ricercare la bellezza nella sottigliezza e nella formalità.

http://it.wikipedia.org/wiki/N%C5%8D

sabato, giugno 09, 2007

Richard Stallman e Bruce Perens, una lectio magistralis alla Sapienza, mentre avanza Ubuntu Gutsy Gibbon

Stallman regala lezioni di libertà. E incontra Bertinotti

di Raffaele Mastrolonardo
08/06/2007 - 08:02

Il leader del free software ha tenuto, insieme a Bruce Perens, una lectio magistralis alla Sapienza. L'occasione è un tour italiano che ha portato Stallman a incontrare il presidente della Camera e ad essere ascoltato dalla Commissione Cultura della Camera. E sabato, forse, marcerà contro Bush.

"Io rifiuto di usare software proprietario. La mia coscienza non me lo permette". Lo dice quasi subito, giusto perché non ci siano equivoci sulla natura della sua ispirazione e delle finalità del movimento del software libero. Richard Stallman, dopo tutto, è così. Diretto negli argomenti, suadente nell'eloquio, senza compromessi nei comportamenti. Un'intransigenza e un rigore che hanno sedotto l'uditorio raccoltosi giovedì 7 giugno all'Università La Sapienza per ascoltare la sua lezione magistrale e quella di Bruce Perens, co-fondatore della Open source initiative. E forse hanno smosso qualcosa anche nel presidente della Camera Fausto Bertinotti, incontrato subito dopo, in un tour di evangelizzazione in terra italica che è proseguito con un'audizione davanti alla Commissione cultura della Camera.

"Mi è parso saggio anche se non ancora del tutto convinto", ha detto Perens di Bertinotti alla fine del colloquio. "E' stato solo l'inizio di una lunga discussione. Il problema è che bisogna far capire che si può credere nell'individuo come fonte di innovazione. Le grandi compagnie di software - ha concluso - hanno una totale influenza sul mondo, perchè controllano il software. Noi vogliamo sottrarre gli utenti da questo controllo affinchè ognuno possa partecipare al suo sviluppo".

Qualche ora prima, ai ragazzi stipati nell'aula magna dell'ex Caserma Sani, gli alfieri del software libero avevano offerto, in un vivace duetto, le basi di questo programma di azione. Da una parte l'approccio etico di Stallman, dall'altra quello pragmatico di Perens, che ha proposto una sorta di traduzione dell'universo politico del padre della Free software foundation ad uso del business e dei governi, e ha rivelato così meglio di qualsiasi distinzione libresca, la differenza di filosofia tra approccio free e open. Ma anche, e soprattutto, la loro complementarietà.

Mentre Stallman ha insistito sulla dimensione morale della questione ("il software proprietario è un problema sociale che il software libero vuole risolvere"), Perens si è concentrato sull'aspetto economico ("come la capitalizzazione in borsa distribuisce costi e rischi di un'impresa, l'open source divide costi e rischi di sviluppo tra molti programmatori: tutti ci mettono qualcosa, nessuno troppo").

Stallman ha tuonato contro la pericolosità sociale del software proprietario ("lo spirito di collaborazione è ciò che anima una società e la rende diversa da una giungla; quando un'istituzione ti impedisce di condividere qualcosa, mina questo spirito"), e Perens ha discettato di rivoluzioni di mercato ("anche la fiorente industria della conservazione e distribuzione del ghiaccio è stata soppiantata dall'avvento dei frigoriferi", ha detto liquidando le paure che la diffusione del free software sottragga posti di lavoro alle aziende che producono programmi chiusi).

E se le differenze, linguistiche e concettuali sono emerse chiare ("per i sostenitori dell'open source - ha detto Stallman – il software proprietario è una soluzione inefficiente, per il movimento del free software è il problema"), c'è stato spazio anche per accordi su tutta linea. Come sull'opposizione ai Drm ("i Digital restrictions management, sono funzionalità che permettono a un programma di non funzionare per te", ha detto Stallman) e ai brevetti sul software ("possono uccidere l'open source, e per questo è importante che l'Europa non vari legislazioni in tal senso", ha affermato Perens).

Su temi più attuali, come l'imminente rilascio della GPL v3 e gli accordi di Microsoft con aziende del mondo open source (prima Novell poi Xandros), Stallman ha affermato che "l'accordo con Novell è un tentativo da parte di Microsoft di circuire Novell per trovare un modo di far pagare le persone per avere il permesso di far girare GNU/Linux. Ma con la Gpl v3 pensiamo di avere trovato un modo di rivoltare questo accordo contro Microsoft"). Posizione già espressa recentemente in un commento all'ultima bozza della licenza.

Il tour romano degli alfieri del software libero e dell'open source proseguirà oggi, venerdì 8 giugno, con un dibattito al Festival dell'innovazione che si svolge in questi giorni nella Capitale. Ma per Stallman il soggiorno potrebbe avere anche un finale in strada. Nel corso della lezione, il guru del free software ha infatti affermato che farà il possibile per essere presente alla manifestazione di Sabato contro George Bush, da lui definito come "il peggior nemico del mio Paese".

http://www.visionpost.it/index.asp?C=9&I=1814



ubuntu Martin Pitt has announced the first alpha release (also referred to as "Tribe 1") of Ubuntu 7.10 "Gutsy Gibbon": "Welcome to Gutsy Gibbon Tribe 1, which will in time become Ubuntu 7.10. Tribe 1 is the first in a series of milestone CD images that will be released throughout the Gutsy development cycle. The primary changes from Feisty have been the re-merging of changes from Debian. Common to all variants, we have upgraded the kernel to 2.6.22." Read the release announcement and visit the distribution's testing page for a detailed list of changes updates. Download (MD5): gutsy-desktop-i386.iso (695MB), gutsy-desktop-amd64.iso (699MB). Besides Ubuntu, the project has also released alpha 1 CD images for Kubuntu (release notes), Edubuntu and Xubuntu (see release notes).

http://distrowatch.com/

giovedì, giugno 07, 2007

Firenze. I lavori per i Nuovi Uffizi, anche sul Web


Dal giugno 2006 sono iniziati i lavori per la realizzazione dei Nuovi Uffizi.
Un evento assolutamente straordinario sia per l'eccezionale valore storico-artistico del complesso monumentale, sia per l'entità delle risorse economiche impegnate. Questo sito vuole rendere visibile la complessa attività progettuale e informare periodicamente sullo stato dei lavori in corso.

http://www.nuoviuffizi.it/